Tema del Numero 3/2014 - 2004-2014: La Svizzera e le lingue
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Pagine: 104 Pubblicazione: Inverno 2015 Responsabilità redazionale: Gianni Ghisla & Georges Lüdi Tiratura: Min. 950 esemplari |
Parecchie sono le ragioni (di Babylonia) per riflettere sulla Svizzera e le lingue. Il decennio 2004-2014 sta per una chiarificazione e un’accelerazione nella politica linguistica tenuta a dare seguito al mandato costituzionale del 18.4.1999 (Art. 70., tra l’altro: La Confederazione e i Cantoni promuovono la comprensione e gli scambi tra le comunità linguistiche.). Benché la nuova legge sulle lingue sia entrata in vigore solo il 5 ottobre 2007, la Conferenza svizzera dei direttori della pubblica educazione (CDPE), muovendo dalle esperienze dei precedenti trent’anni, decideva già in data 25 marzo 2004 una strategia, corredata di un programma di lavoro la cui misura principale consisteva nell’introduzione di un insegnamento delle lingue nella scuola dell’obbligo coordinato a livello nazionale. Nel contempo, la Fondazione Lingue e Culture, in stretta collaborazione con Il Forum Helveticum, lanciava la Comunità di lavoro “PARLEZ-VOUS SUISSE?” intesa a creare una piattaforma per l’attività di 15 organizzazioni della società civile e in particolare per favorire la realizzazione della nuova legge sulle lingue. È pure di questo periodo l’avvio del programma di ricerca 56 del Fondo nazionale svizzero “Lingua e competenze linguistiche in Svizzera” che ha messo in gioco direttamente anche la ricerca scientifica. Tutto questo succedeva dopo un decennio, gli anni Novanta, molto movimentato, soprattutto dalla spaccatura, poi entrata nella storia come “Röstigraben”, intervenuta a seguito della votazione sullo SEE del 1992. Il Paese prendeva di nuovo coscienza del problema della propria identità e del significato del capitale linguistico-culturale nazionale, facendo riemergere la volontà di preoccuparsi e agire in favore della diversità culturale, della comprensione reciproca e delle competenze linguistiche quali pilastri della comunità elvetica. E in effetti, parecchie cose cominciarono a muoversi. Tra l’altro venne delineato un “Concetto complessivo per le lingue” da cui emerse al strategia della CDPE, poi tradotta nella riforma dell’insegnamento linguistico; la legge sulle lingue superò le ultime resistenze politiche e l’interesse scientifico per le questioni linguistiche conobbe una evidente impennata. Occorre oggi interrogarsi criticamente se quanto si è fatto abbia veramente contribuito al raggiungimento dell’obbiettivo costituzionale e abbia lasciato delle tracce concrete. Anche le misura adottate non possono sottrarsi ad una valutazione. In ogni caso, oggi nel 2014, la Svizzera si ritrova in una situazione del tutto simile a quella dell’inizio degli anni Novanta. Politicamente e culturalmente siamo confrontati con forti incertezze e con spinte isolazioniste, le resistenze contro le riforme dell’insegnamento linguistico si sono intensificate, alimentate dai dubbi sull’efficacia di tale insegnamento. Dopo l’accettazione dell’iniziativa sull’immigrazione di massa il 9 febbraio 2014 le analogie con il 1992 sono del tutto evidenti, e forse gli elementi di contrasto sono ancora più gravi e profondi di allora. Le regioni linguistiche non sembrano essersi avvicinate e il fossato tra città e campagna si sta allargando. Senza mezzi termini si parla di “guerra linguistica dichiarata” o di “pays en rupture”. Trattasi forse di esagerazioni? Vogliamo fasciarci la testa prima di averla rotta? In ogni modo siamo confrontati con un discorso non solo linguistico ma di ampia portata culturale. Con Babylonia vogliamo occuparci criticamente di questo discorso, ovviamente con un’attenzione particolare per le lingue, senza trascurare un esame di realtà circa l’insegnamento scolastico, quale strumento principe per l’apprendimento delle lingue e lo sviluppo di una consapevolezza multiculturale. In questo modo intendiamo fornire spunti anche per guardare avanti e aprire nuovi orizzonti. La Svizzera deve ‘riimmaginarsi’. Gli autori del numero saranno osservatori critici come intellettuali e scrittori, ma anche protagonisti che hanno segnato la realtà linguistico-culturale e scolastica degli ultimi decenni. A loro chiediamo di scrivere contributi di facile leggibilità che, come detto, volgano lo sguardo anche in avanti, sui temi della identità linguistico-culturale della Svizzera, della politica linguistica, dell’economia e del lavoro, della didattica e della scuola.
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