La Rivista per l'insegnamento e l'apprendimento delle lingue

Editoriale

Che il mondo viva più che mai in uno stato di continua incertezza è una costatazione solo confermata dalle notizie che quotidianamente provengono dall’economia e della politica. Rimane la speranza che le minacce di guerra, in particolare nel Medio Oriente, restino tali e l’instabilità di settori economici ritenuti tradizionalmente sicuri come le banche o la tecnologia non debba aumentare. Per gli insegnanti si tratta fortunatamente di realtà vissute solo indirettamente. Infatti la maggior parte di noi deve temere i tagli alle spese nella scuola, ma non viene al momento toccato dal problema della disoccupazione. Altre sono le incertezze cui dobbiamo far fronte attinenti soprattutto alle difficoltà di svolgere il proprio lavoro a fronte dei profondi mutamenti che stanno investendo la realtà scolastica. Fra questi emerge anche l’evoluzione negli ultimi decenni delle concezioni e delle teorie dell’insegnamento e dell’apprendimento. Un insegnante di 50 anni in quasi trent’anni di carriera è passato probabilmente attraverso una serie di esperienze molto diverse e non facili da digerire. Quasi certamente ha imparato le lingue con il classico metodo grammaticale, con una buona dose di traduzioni ricavandone una rappresentazione che, in positivo o in negativo, avrà condizionato anche la sua identità professionale. Una volta entrato nell’insegnamento si è visto confrontato negli anni ’70 con manuali basati sul metodo audio-visivo cui residui si incontrano ancora oggi in qualche classe sotto la forma dei ben noti esercizi fondati sulla ripetizione, i cosiddetti “drill”. E’ poi arrivata la svolta comunicativa seguita, negli anni ’90, da una pronunciata attenzione per le strategie di apprendimento e per gli aspetti culturali. Tutto ciò ha reso scettici molti colleghi che vedono negli approcci teorici più delle mode che degli strumenti veramente utili per migliorare il proprio lavoro. Sono in pochi a confidare nel contributo della teoria e a preoccuparsi degli assunti teorici o dei principi didattici che stanno alla base dei manuali d’insegnamento o degli orientamenti discussi nell’ambito della formazione. Di fronte ad un distacco tra la teoria e la pratica dell’insegnamento delle lingue che tende ad aumentare, Babylonia ha deciso di affrontare il problema in un modo che speriamo interessante e produttivo per i nostri lettori. Ad autori riconosciuti è stata affidata la presentazione delle tendenze principali nell’attuale discussione teorica. Abbiamo poi chiesto a numerosi insegnanti di discutere criticamente i testi per metterli alla prova delle proprie esigenze pratiche. Come osserva Wolff nel suo contributo, per gli insegnanti non è per nulla facile tradurre concretamente le idee che emergono dalla riflessione teorica, soprattutto se non incontrano il sostegno delle loro istituzioni. Speriamo tuttavia di poter fornire con questo numero un piccolo contributo affinché il discorso teorico diventi anche strumento di lettura critica del proprio operato per gli insegnanti e una base per migliorare la pratica quotidiana.

La redazione