La Rivista per l'insegnamento e l'apprendimento delle lingue

Introduzione / Einleitung

Introduzione

Le ragioni per stimolare l’uso della L2 in aula dovrebbero essere evidenti: è una ricca fonte di esposizione (exposure) alla lingua 2 e dà la possibilità agli allievi di usare la lingua per scopi comunicativi. Per favorire un apprendimento “orientato all’azione” (Handlungsorientierter Fremdsprachenunterricht), come prevede la maggior parte dei piani di formazione per le scuole, è evidentemente opportuno che il docente usi la L2.
L’idea di questo numero è nata presso l’Alta Scuola Pedagogica di Locarno. Una parte della formazione dei futuri insegnanti di lingue è affidata ad una serie di incontri con i docenti di pratica professionale (DPP), dove vengono affrontati temi pertinenti alla formazione e alla pratica, tra i quali l’uso della lingua 2 in aula, un tema che viene affrontato ogni anno.
In generale si può dire che l’uso della L2 in aula è una pratica abbastanza diffusa nelle scuole ticinesi. I piani di formazione della scuola media e dei licei danno esplicitamente questa indicazione, e non ci risulta che questo principio venga mai messo in discussione nelle lezioni di francese, tedesco ed inglese.
Ciononostante, durante gli incontri citati, alcuni DPP han no affermato che l’uso della L2 in aula è un’utopia proposta dai formatori ASP, ma che non è realizzabile durante le lezioni. In alcuni casi i nostri studenti sono stati messi in difficoltà dal fatto di dover tenere lezioni in classi dove il docente titolare usa troppo poco la lingua che insegna. Altri DPP invece hanno sostenuto con convinzione l’uso della L2 in aula. Abbiamo potuto constatare che per molti docenti l’uso della L2 è evidente nella stessa misura in cui non lo è per altri. I nostri studenti mostrano in genere grande impegno e disponibilità all’uso della L2 in aula, ma avvertono la mancanza di strategie per farlo in modo efficace.
Durante l’anno accademico 2007-2008 abbiamo altresì proposto il tema dell’uso della L2 in aula come tema di ricerca per il lavoro finale di diploma. Per questo progetto abbiamo messo loro a disposizione alcuni articoli tratti da varie riviste scientifiche, pubblicati negli Stati Uniti, in Canada o in Olanda e relativamente poco conosciuti in Svizzera. Vedendo il profitto che i nostri studenti ne hanno tratto, abbiamo invitato alcuni autori (Hermans-Nymark, Warford, Edstrom e Turnbull) a scrivere un contributo per questo numero di Babylonia. Presentiamo anche il risultato di uno dei progetti di ricerca svolti all’ASP, autrice la studentessa Liliana Benecchi.  […]

Giovanni Mascetti & Gé Stoks

Einleitung

Die Gründe, die L2 im Fremdsprachenunterricht direkt zu benutzen, dürften klar sein: Es ist eine ausgezeichnete Gelegenheit, sich der Sprache auszusetzen und diese in kommunikativen Zusammenhängen zu gebrauchen. Um einen möglichst handlungsorientierten Unterricht zu gestalten, wie es in den meisten Lehrplänen heutzutage vorgesehen ist, erscheint es daher angezeigt, dass sich die Lehrenden weitestgehend der L2 bedienen.
Die Idee für das Thema dieser Ausgabe von BABYLONIA wurde an der PH Locarno geboren. Dort besteht nämlich ein Teil der Ausbildung für zukünftige Fremdsprachenlehrkräfte in thematischen Sitzungen mit den Lehrpersonen, bei denen sie ihr Praktikum absolvieren. Dabei wird die Rolle der Zielsprache im Unterricht jedes Jahr erneut diskutiert. Ganz allgemein kann man feststellen, dass die Benutzung der Zielsprache in den Tessiner Schulklassen ziemlich verbreitet ist. Die Lehrpläne für die Mittelschule und das Gymnasium weisen explizit darauf hin, und das Prinzip an sich wird selten hinterfragt.
Trotzdem haben einige Lehrpersonen in den gemeinsamen Sitzungen mit den StudentInnen erklärt, die systematische Verwendung der Zielsprache im Unterricht sei eine Utopie, die von den Ausbildern an der PH immer wieder verlangt werde, in der Praxis jedoch nicht durchführbar sei. In der Tat haben unsere StudentInnen während des Praktikums damit manchmal Schwierigkeiten, und zwar erwartungsgemäss bei SchülerInnen, die wenig oder gar nicht daran gewöhnt sind. Die meisten Lehrkräfte unterstützen indessen den Einsatz der Zielsprache, auch wenn es nicht immer leicht ist: Für einige scheint es ganz selbstverständlich, für andere offensichtlich (noch) nicht. Unsere StudentInnen sind gern bereit, in der Zielsprache zu kommunizieren; allerdings bedürfen sie dazu konkreter Strategien.
Im akademischen Jahr 2007-2008 haben wir die Verwendung der Zielsprache im Unterricht als Thema für die „action research“, die alle StudentInnen absolvieren müssen, vorgegeben. Zu diesem Zweck haben wir Berichte und Studien aus internationalen Zeitschriften aus den USA, Kanada und den Niederlanden, die in der Schweiz weniger bekannt oder zugänglich sind, ausgewählt. Da diese Artikel von den StudentInnen sehr geschätzt wurden, haben wir die Autoren (Hermans-Nymark, Warford, Edstrom und Turnbull) anschliessend um spezielle Beiträge für diese Nummer gebeten. Weiterhin werden die Ergebnisse eines dieser „action research“- Projekte von einer ehemaligen Studentin, Liliana Benecchi, referiert. […]

Giovanni Mascetti & Gé Stoks

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