La Rivista per l'insegnamento e l'apprendimento delle lingue

Il PEL nella scuola elementare - prime osservazioni

Véronique Roncoroni-Arlettaz
Lugano

Im Kanton Tessin wurden zwei in Italien entwickelte Portfolios für Jungendliche in einigen Elementarschulen erprobt. Die SchülerInnen haben in der dritten Klasse mit Französisch ihre erste Fremdsprache angefangen. Die Klassen waren sprachlich gesehen sehr heterogen mit Schülern verschiedener Muttersprachen. Die Lehrpersonen wurden mit dem ESP vertraut gemacht und die SchülerInnen zeigten grosses Interesse, das Portfolio zu verwenden, um ihre Sprachkenntnisse zu dokumentieren. Probleme gab es bei der Selbsteinschätzung, da die SchülerInnen Mühe hatten, die Descriptoren zu verstehen und auch das Lehrwerk nicht sehr “Portfoliokompatibel” war. Als sehr nützlich erwies sich das Dossier für Aktivitäten im Bereich éveil aux langues, eher schwierig dagegen war es, Kriterien für die Aufnahme von Materialien ins Dossier zu bestimmen. Das ESP macht die SchülerInnen neugierig nach anderen Sprachen und motiviert sie, diese zu lernen. (Red.)

Durante l’anno scolastico 2003-2004 la Divisione Scuola del Dipartimento dell’Educazione, della Cultura e dello Sport del Canton Ticino ha lanciato un progetto pilota nell’ambito dell’insegnamento del francese nella scuola elementare.

Lo scopo del progetto è quello di sperimentare il Portfolio Europeo delle Lingue (in seguito PEL) in 4 classi di scuola elementare, di verificarne l’idoneità e l’adattabilità alla realtà scolastica ticinese. Il progetto, iniziato nel settembre 2003, si conclude con la fine dell’anno scolastico, in due classi di quarta elementare (allievi e allieve di 9-10 anni) di Minusio e in due classi di quinta elementare (allievi e allieve di 10-11 anni) di Gordola. Gli allievi hanno iniziato l’apprendimento del francese, prima lingua seconda, in terza elementare, con circa 60 ore di apprendimento all’anno.
Le classi sono un vero mosaico linguistico: i 79 allievi parlano 21 lingue diverse, di cui il dialetto ticinese e altri 4 dialetti italiani. 3 famiglie di lingue sono rappresentate: le lingue neolatine (6 lingue e 5 dialetti italiani), le lingue slave (7) e le lingue germaniche (3 di cui il dialetto svizzero tedesco).

Due modelli italiani di PEL sono usati nella sperimentazione. Il PEL modello piemontese per bambini (8-11 anni) per le quarte classi. Le quinte classi invece usano il PEL modello lombardo per ragazzi (11-15 anni).

I quattro insegnanti coinvolti nel progetto hanno una solida esperienza dell’insegnamento e sono familiarizzati con le difficoltà dell’autovalutazione. Non conoscono il Portfolio Europeo delle Lingue; il primo passo è quindi di presentare il PEL e la sua genesi, senza snaturarne la “filosofia” e senza scoraggiare gli insegnanti. L’impresa è resa ardua dalla mancanza di tempo: abbiamo appena 3 ore di preparazione per “entrare” nel PEL.
Si aggiunge un’altra difficoltà molto concreta: il materiale arriva con un notevole ritardo. Gli insegnanti non possono ne manipolare lo strumento, ne interiorizzarlo, ne interpretarlo didatticamente per proiettarlo nel loro insegnamento del francese.

Le prime reazioni degli allievi sono molto positive. Dimostrano una grande curiosità verso questo strano strumento che appartiene solo a loro. Nasce subito una vivace discussione sulle lingue nel mondo e in Europa, che si prolunga durante tutto l’anno.
I ragazzi percepiscono subito l’interesse del PEL, sia per capire cosa sanno, sia per fissarsi degli obiettivi di apprendimento. Jacopo decide di imparare il reto-romancio, lingua parlata da suo nonno ma che lui stesso si è sempre rifiutato di imparare. Adrian si autovaluta in croato con l’aiuto della mamma e decide di imparare a leggerlo meglio e a scriverlo. Sandy decide di scrivere delle storie in francese, nonostante i suoi numerosi errori di ortografia. I locutori del dialetto ticinese chiedono se questa lingua “vale” per il PEL. L’emulazione è forte, e gli allievi migranti si sentono decisamente diversi, ma molto orgogliosi della loro differenza. [...]

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