La Rivista per l'insegnamento e l'apprendimento delle lingue

Applicazioni dell’approccio lessicale nell’insegnamento dell’italiano L2

Mario Cardona
Bari

Der Wortschatz wurde in der Fremdsprachendidaktik in Italien lange Zeit vernachlässigt. Der Schwerpunkt des Fremdsprachenunterrichts war die Grammatik. Trotz den Entwicklungen zum kommunikativen Fremdsprachenunterricht kam es erst in den neunziger Jahren zu einem Ansatz, der den Wortschatz in den Mittelpunkt rückte (der lexical approach). Der Unterschied Grammatik-Wortschatz wurde in Frage gestellt und die Wichtigkeit der komplexen lexikalischen Einheiten (prefabricated multiword chunks) wurde anerkannt. Der Autor stellt eine Reihe von Aktivitäten für den Unterricht des Italienischen als Fremdsprache vor. Der lexical approach macht es möglich, die Lernenden und ihre kommunikativen Bedürfnisse zum Mittelpunkt des Unterrichts zu machen und damit dazu beizutragen, dass die Lernenden sich zu mehrsprachigen Bürgerinnen und Bürgern entwickeln. (Red.)

Premessa
Correvano gli anni settanta quando Campanile descriveva con il suo umorismo un quadro alquanto tipico della didattica delle lingue moderne di allora. Apprendere una lingua significava conoscerne la grammatica, mentre ben poco interesse veniva rivolto al lessico ed agli usi sociopragmatici implicati nell’evento comunicativo. La conoscenza del sistema linguistico era limitata ad un insieme di regole morfositattiche che determinavano i paradigmi logico-sequenziali in base ai quali le parole venivano giustapposte sul piano sintagmatico per formare delle frasi grammaticalmente corrette. Inoltre, gli approcci di matrice neocomportamentista, ancora molto diffusi in quegli anni, teorizzavano una didattica fondata sul percorso Presentazione/Esercitazione/Produzione. Una regola veniva presentata dall’insegnante agli allievi, i quali erano tenuti ad apprenderla attraverso la pratica, spesso limitata ad esercizi ripetitivi (pattern drills), fino ad essere memorizzata, quindi si procedeva a momenti di produzione linguistica nei quali ciò che contava era comprovare la capacità di applicare la regola appresa, mentre il contenuto ed il contesto all’interno del quale essa veniva prodotta era di secondaria importanza.
Il lessico dunque è stato un aspetto della lingua a lungo ignorato dalla glottodidattica. Per molti anni è prevalsa una visione dicotomica della lingua: da una parte la grammatica (le regole), dall’altra le parole (l’uso), dove la prima godeva della quasi totale attenzione nel percorso didattico.
Tuttavia, proprio nel corso degli anni settanta avviene un profondo cambiamento sia a livello glottodidattico che psico-pedagogico. Hymes (1972) introduce il concetto di competenza comunicativa (di cui la competenza linguistica diviene una delle componenti fondamentali, ma non l’unica), portando al centro dell’attenzione gli aspetti sociolinguistici e pragmalinguistici legati alla dimensione funzionale della lingua nei vari contesti comunicativi. Il cognitivismo confuta profondamente le teorie neobehavioriste. La mente non è più una scatola nera di cui è impossibile conoscerne i processi, ma proprio questi ultimi (la memoria, la percezione, l’attenzione ecc.) divengono gli aspetti privilegiati della ricerca in ambito psicologico. La mente è attiva e le strategie attraverso cui essa apprende sono il fondamento di una nuova visione glottodidattica. L’allievo è al centro del processo di apprendimento ed al paradigma Presentazione/Esercitazione/Produzione si sostituisce il percorso Osserva/Ipotizza/Sperimenta, che diverrà una delle basi epistemologiche del lexical approach (Lewis, 1993, p. vii). A partire da un input linguistico sarà l’allievo, attraverso strategie di osservazione e di verifica a creare ipotesi sul funzionamento del sistema lingua, sperimentando le nuove conoscenze all’interno di atti linguistici il cui scopo è raggiungere un obiettivo comunicativo.
Eppure, malgrado tali profonde innovazioni la ricerca sul lessico, sulla sua natura ed il suo apprendimento è rimasta latitante fino agli anni ottanta del secolo scorso. È solo dunque in questi ultimi anni che si assiste ad un fiorire di pubblicazioni e convegni sul lessico, ed è solo a partire dagli anni novanta che in ambito anglosassone si propone un approccio dichiaratamente incentrato sul lessico e non più sulla grammatica: il lexical approach (Lewis, 1993; 1997). [...]

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