Editoriale
Questo è il primo numero di Babylonia vestito a nuovo. Non a caso il mutamento viene a cadere nel 2011, anno del ventennale della rivista. Più oltre dedicheremo anche un numero tematico alla storia di Babylonia (cfr. la seconda di copertina). Per intanto vediamo crescere il suo numero di pagine, sperando che vada di pari passo con la sostanza, anche perché ci limiteremo in futuro a tre numeri annuali. I pochi franchi risparmiati sulla stampa e la spedizione li investiamo nella gestione del nostro sito internet, ormai diventato uno strumento di ricerca che mette a disposizione l’archivio completo ai lettori (cfr. la terza di copertina).
La storia del Consiglio d’Europa e del suo impegno in favore delle lingue e del loro insegnamento è un po’ più lunga della nostra e torna infatti all’anno 1957 quando ebbe luogo la prima conferenza europea intergovernativa sulla cooperazione nel campo linguistico per fare tappa nel 1975, quando si diede alle stampe la prima specificazione dei livelli, il noto “Threshold Level”. Che poi, nello stesso anno di fondazione di Babylonia, il 1991, a Rüschlikon, sul lago di Zurigo, rappresentanti di tutta Europa gettassero le basi per quello che sarebbe diventato il Quadro comune di riferimento europeo, la dice lunga su legami e affinità tra i due “player”, al di là della differenza di spessore e di importanza. È pertanto gradito il compito affidato a questo numero della nostra rivista di pubblicare alcuni fra i più significativi contributi presentati al convegno della Language Policy Division del Consiglio d’Europa e della CDPE tenutosi a Ginevra nel mese di novembre 2010.
In quell’occasione, nell’ambito di una serata non priva di solennità, si è onorato il pensionamento di Joe Sheils, l’ultimo direttore della Divisione della politica linguistica. Si è trattato di un caloroso e meritato riconoscimento ad una delle figure centrali del panorama linguistico europeo che, ci sia concesso di dirlo, per un ventennio tanto quanto Babylonia, si è dato per una società pluralistica e culturalmente aperta. Uno scorcio di tristezza ha accompagnato il commiato, quando si è saputo che il ruolo di Joe Sheils non sarebbe stato rinnovato e la sua divisione invece subordinata direttamente al Directorate General of Education, Culture and Heritage, Youth and Sport. In realtà, non è che tutto ad un tratto i bisogni delle lingue minoritarie così come i problemi linguistici e di apprendimento dei migranti, tanto giovani quanto adulti, così come gli altri problemi linguistici e culturali siano scomparsi. Anzi, le questioni restano e sono vieppiù intrecciate nei complessi rapporti tra politica e cultura, al punto che il modo di affrontarli da parte del Consiglio d’Europa appare talvolta piuttosto astratto e si situa, per dirla con le parole di un partecipante alla conferenza di Ginevra, a “livelli concettuali vertiginosi”. E allora, se si vogliono contenere derive di questo genere e ridare alle lingue il loro spessore culturale autentico, persone con i tratti di una profonda umanità come Joe Sheils, non a caso in origine insegnante di francese in Irlanda, sono indispensabili.
GS/DS