La Rivista per l'insegnamento e l'apprendimento delle lingue

1998 - N4

Die Zukunft der Sprachen in der Schweiz: das Gesamtsprachenkonzept
Il futuro delle lingue in Svizzera: il "Gesamtsprachenkonzept"
Le futur des langues en Suisse: le "Gesamtsprachenkonzept"
Il futur dals linguatgs en la Svizra: il "Gesamtsprachenkonzept"

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Gianni Ghisla

Sommario
Inhalt
Sommaire
Cuntegn

Les langues en Suisse
Simone Forster

25 Jahre Sprachpolitik der EDK: Englisch wird obligatorisch / 25 ans de politique linguistique de la CDIP: l'anglais devient obligatoire

Ein Gesamtsprachenkonzept für die Schweizer Schulen: Leitgedanken
Georges Lüdi

Stellungnahmen zum GSK / Prises de position sur le "GSK"

Die Erziehungsdirektoren zum GSK / À propos du "GSK". L'avis des directeurs de l'instruction publique
Interwiev

Le Concept fribourgeois "Promotion de la langue partenaire"
Claudine Brohy

Fremdsprachenunterricht in der Zentralschweiz
Monika Mettler

Aktuelle Situation in der Ostschweiz bzw. im Kanton St.Gallen
Hans Ulrich Bosshard

Fremdsprachenunterricht im Kanton Bern Beat Mayer
Das Gesamtsprachkonzept aus der Sicht des Bundesamtes für Kultur
Constantin Pitsch

Come cancellare una lingua minoritaria: istruzioni per l'uso
Sandro Bianconi

Zum ãso genannten" Gesamtsprachenkonzept
Romedi Arquint

Ein kühner Wurf mit einer interkulturellen Perspektive
Cécile Bühlmann

VPOD: Fragen zur Lehrerausbildung für eine mehrsprachige Schule

Avait on besoin de ce nouveau "Sprachenkonzept" pour la Suisse?
Marco Polli

Anmerkungen zum Schweizer Gesamtsprachenkonzept
Hans-Eberhard Piepho


INSERTO DIDATTICO N. 30 - "Le" tour de Babel ou le "Jeu du marchand de langues"
Paolo Buletti et Mireille Venturelli


DIDATTICA - Die Schweiz und ihre Sprachen. Eine Unterrichtseinheit zum Sprachen manifest
Urs Dudli

FINESTRA I - Von abzocken bis Zucchetti. Schulwörterbücher im Vergleich
Hanspeter von Flüe-Fleck

FINESTRA II - Technologieunterstützter Sprachunterricht an Berufsschulen und in der Erwachsenenbildung
Robert Keiser-Stewart

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Editoriale

Quando la società si trova in una fase di crisi o di trasformazioni profonde, le lingue diventano un problema politicamente significativo e iniziano a giocare un ruolo importante nella contesa per il potere e per la creazione di nuove realtà sociali. Un fenomeno questo attualmente ben visibile nel nostro paese, dove l'attualità della questione linguistica ha portato all'elaborazione, su iniziativa della Conferenza svizzera dei direttori dell'educazione pubblica (CDEP), di un modello per il futuro delle lingue, il cosiddetto "Gesamtsprachenkonzept". Non fosse stato scritto il rapporto che contiene il modello, bisognerebbe scriverlo urgentemente, in quanto costringe ad un esame di realtà delle dimensioni culturali, economiche, politiche e pedagogiche della questione linguistica. E' ad esempio sorprendente notare quanto siano forti le differenze ideologiche che caratterizzano il "GSK" rispetto al rapporto "Quadrilinguismo svizzero - presente e futuro", pubblicato nel 1989. Allora si trattava di sottolineare il rischio per l'identità quadrilingue svizzera insito nella diffusione dell'inglese. Oggi, ad appena 10 anni di distanza, il "GSK" fornisce un'ampia legittimazione per l'introduzione dell'inglese obbligatorio nella scuola dell'obbligo, già a partire dalla scuola elementare.
Questo numero di Babylonia mette a disposizione tanto le necessarie informazioni di base quanto numerosi e qualificati stimoli per la discussione di questa e di altre questioni analoghe come ad es.la negligenza dell'italiano. Brigitte Forster scrive una breve introduzione storica alla situazione delle lingue in Svizzera, mentre Georges Lüdi, il coordinatore del "GSK" ne presenta gli elementi salienti. Siamo poi in grado di presentare una sintesi delle prese di posizione emerse dalla consultazione sul "GSK", in modo che il lettore si possa fare un quadro assai esaustivo delle opinioni attualmente più qualificate. Il quadro può essere arricchito grazie alle interviste che abbiamo raccolto dal presidente della CDEP, il Consigliere di Stato sangallese Hans Ulrich Stöckling, e dai direttori dell'educazione pubblica di dei Cantoni Zurigo, Vallese, Grigioni e Ticino. Infine il lettore potrà trovare informazioni attuali circa l'introduzione delle lingue nella scuola della maggior parte dei cantoni.
Non vorremmo però limitarci a fornire informazioni e stimoli per la discussione. Per il docente abbiamo due proposte didattiche con materiali concreti per l'insegnamento, utilizzabili ad es. anche come attività introduttive ad una trattazione con gli studenti del Manifesto in favore delle lingue. Si tratta di un'unità didattica preparata da Urs Dudli e dell'inserto didattico no. 30 di Paolo Buletti e Mireille Venturelli. (red.)

Romedi Arquint


Articoli

Gli articoli sono scritti nella lingua del titolo, le sintesi sono sempre in una lingua diversa

Beiträge

Die Beiträge sind in der Sprache des Titels geschrieben, die Zusammenfassungen immer in einer anderen Sprache

Articles

Les articles sont écrits dans la langue du titre, les résumés toujours dans une autre langue

Les langues en Suisse

Simone Forster

Die Schweiz hätte eigentlich optimale Voraussetzungen, um ein anerkanntes Modell für das sprachenlernen zu sein. Dies wird aber in Wirklichkeit durch die negativen Repräsentationen verhindert, die die Sprachgemeinschaften gegenseitig haben und auch dazu führen, dass die phantasievolle Komponente unseres sprachlichen Reichtums brachliegt. Von dieser Prämisse ausgehend, rollt Simone Forster Aspekte der schweizerischen Sprachgeschichte auf. Sie setzt bei den Versuchen zu einer nationalen Sprachpolitik von P.-A. Stapfer zur Zeit der Helvetik an und zitiert auch die damaligen - siehe da!- Ansätze zu einem bilingualen Unterricht. Danach geht die Autorin auf verschiedene Merkmale der heutigen Sprachwirklichkeit ein: Sie thematisiert die Rolle des Englischen, die Situation der Sprachminderheiten, die Rolle des Schwytzertütsch, die Migrantensprachen und schliesslich die Situation der Sprachen in den Schulen. Dabei greift sie auf aktuelle statistische Daten zurück. Dadurch zeichnet den Horizont nach worin das neue Gesamtsprachenkonzept einzubetten ist. Als Ergänzung zum Text von Simone Forster werden in einem Kasten (S. 10) einige wichtige Aspekte sprachpolitischer Anstrengungen seit den Empfehlungen der EDK von 1975 resümiert. (Red.)

Simone Forster est sociologue. Elle travaille actuellement à l'IRDP en tant que collaboratrice scientifique. Elle suit le mouvement des réformes éducatives en Suisse et dans les pays de l'OCDE et s'intéresse particulièrement aux domaines de l'enseignement des langues et de l'histoire de l'éducation. Elle fait partie du comité de rédaction de l'Educateur et du journal de la Conférence intercantonale de l'instruction publique de Suisse romande et du Tessin (CIIP), Politiques de l'éducation et innovations. Elle enseigne aussi l'histoire économique à la Haute école de gestion (HEG/HES) de Neuchâtel.


25 Jahre Sprachpolitik der EDK: Englisch wird obligatorisch / 25 ans de politique linguistique de la CDIP: l'anglais devient obligatoire 


Ein Gesamtsprachenkonzept für die Schweizer Schulen: Leitgedanken

Georges Lüdi

Georges Lüdi ha presieduto la commissione che ha elaborato il "Gesamt sprachenkonzept" rispondendo al mandato di dare una risposta alla domanda: "Quali lingue devono imparare gli allievi in Svizzera durante la scuola dell'obbligo?". In questo contributo delinea i principi che hanno guidato la stesura del rapporto.

Dapprima si sofferma sulla carenza di efficienza che contraddistingue l'apprendimento linguistico nelle scuole: il rapporto tra investimento e risultati deve essere migliorato, attraverso metodologie più efficaci e moderne, ma in particolare anche attraverso un progetto formativo e didattico globale che consideri l'insieme delle lingue e miri all'acquisizione di un repertorio di competenze plurilingui. In quest'ottica, ma soprattutto dal punto di vista delle esigenze della società e dell'economia, non ha ormai più nessun senso una concezione che si limiti all'apprendimento dell'inglese come lingua franca accanto alla lingua materna. Un ruolo importante per il raggiungi mento di maggiore efficacia nell'apprendimento delle lingue viene attribuito alla definizione di obiettivi linguistici precisi, chiari e trasparenti, applicabili su larga scala. Tali obiettivi, assieme ad opportuni accorgimenti didattici, vengono considerati una premessa per il miglioramento delle capacità di apprendimento autonomo degli individui. Infine l'autore sottolinea l'importanza di una visione che vada oltre la scuola dell'obbligo e abbracci l'insieme dei momenti formativi proposti dalla società.

Georges Lüdi ist Professor für Romanistik an der Universität Basel. Er hat die Arbeitsgruppe präsidiert, welche das Gesamtsprachenkonzept ausgearbeitet hat. 


Stellungnahmen zum GSK / Prises de position sur le "GSK"


Die Erziehungsdirektoren zum GSK / À propos du "GSK". L'avis des directeurs de l'instruction publique

Interwiev

Wir haben dem Präsidenten der EDK, Herr Regierungsrat Hans Ulrich Stöckling, St. Gallen, und den Erziehungsdirektoren einiger von der Sprachenfrage besonders betroffenen Kantone (Ernst Buchor - Zürich, Giuseppe Buffi - Tessin, Claudio Lardi - Graubünden und Serge Sierro - Wallis) einige Fragen zum Gesamtsprachenkonzept gestellt. Ihre Antworten, mitunter auch aufgrund des "Nichtgesagten", sind sehr aufschlussreich bezüglich der jeweiligen politisch-kulturellen Einschätzung der Sprachenproblematik.

Abbiamo posto alcune domande sul "Gesamtsprachenkonzept" al presidente della CDPE, il signor Consigliere di Stato sangallese Hans Ulrich Stöckling, e ai direttori dei Dipartimenti dell'educazione di alcuni cantoni (Ernst Buchor - Zurigo, Giuseppe Buffi - Ticino, Serge Sierro - Vallese, Claudio Lardi - Grigioni) particolarmente toccati dalla questione linguistica. Le loro risposte, a tratti anche per le cose non dette, sono molto significativi circa le diverse valutazioni politico-culturali della problematica linguistica. 


Le Concept fribourgeois "Promotion de la langue partenaire"

Claudine Brohy

Claudine Brohy IRDP, Institut für deutsche Sprache, Universität Freiburg. 


Fremdsprachenunterricht in der Zentralschweiz

Monika Mettler

Con il 1999 si conclude il progetto IEDK (Conferenza dei Direttori dell'Educazione Pubblica della Svizzera centrale) sulla riforma e l'insegnamento precoce delle lingue e il coordinamento tra di esse: in tutti i cantoni della Svizzera centrale a partire dalla quinta classe verrà insegnato il francese, tranne che nel canton Uri che ha scelto l'italiano. Si sta elaborando il programma di francese e si sta svolgendo un'indagine sulla misurazione e valutazione. Le esperienze di collaborazione a livello regionale nell'ambito del francese sono utili anche per l'inglese, che dovrebbe pure essere insegnato precocemente. Al riguardo già esistono una rassegna dei sussidi didattici disponibili e indicazioni sia per l'elaborazione di strumenti didattici nuovi, sia per l'impostazione dell'aggiornamento linguistico e/o didattico dei docenti in servizio. (red.)

Monika Mettler Wissenschaftliche Mitarbeiterin am Zentralschweizerischen Beratungsdienst für Schulfragen (ZBS) in Ebikon / Luzern


Aktuelle Situation in der Ostschweiz bzw. im Kanton St.Gallen

Hans Ulrich Bosshard

Hans Ulrich Bosshard Leiter Dienst für Schulentwicklung ED SG


Fremdsprachenunterricht im Kanton Bern

Beat Mayer

L'auteur s'arrête d'abord sur l'importance accordée aux langues dans les écoles du Canton de Berne. Déjà en 1984 l'enseignement obligatoire du français a été introduit sans aucune opposition dans toutes les écoles à partir de la 5ème année. Au niveau du secondaire I on assiste à un renforcement de la deuxième et de la troisième langue étrangère. Pour la filière "Sekundarschule / erweiterte Ansprüche" l'anglais est obligatoire la 7ème année et à partir de la 8/9ème année les élèves peuvent choisir entre l'anglais et l'italien; mais ils ont aussi la possibilité de suivre les deux enseignements. Il constate que 24% des élèves suivent l'enseignement de l'italien. Par contre on ne dispose pas de données pour la filière "Realschule". En ce qui concerne l'évolution future, le "Concept général" a certainement suscité une discussion assez vivace, même dans le Canton de Berne. Mail il faudra du temps pour parvenir à une vision et à une stratégie claire au sujet de problèmes comme le début de l'enseignement et l'ordre d'introduction des L2. Entre-temps on procède à d'intéressantes expérimentations, p. ex. l'immersion à Bienne ou l'introduction de la maturité bilingue. (réd.)

Beat Mayer ist wissenschaftlicher Mitarbeiter beim Amt für Bildungsforschung der Erziehungsdirektion des Kantons Bern und Präsident der kantonalen Kommission für Lehrplan- und Lehrmittelfragen.


Das Gesamtsprachkonzept aus der Sicht des Bundesamtes für Kultur

Constantin Pitsch

L'auteur souligne au début de son article le fait que les objectifs du "Concept général pour l'enseignement des langues" jouent un rôle important, aussi bien pour la politique suisse de la formation que pour l'État. D'une part un grand nombre de ces objectifs ont le consensus de l'OFC, bien que leur réalisation soit loin d'être facile; d'autre part, plusieurs questions subsistent, notamment au sujet de la liberté de choix des langues et de l'autonomie des cantons. Plus précisément le "Concept" doit être jugé dans le cadre de la discussion autour de la compréhension entre les régions suisses. À cet égard on constate qu'il ne renforce pas les langues nationales face à l'anglais, mais au contraire qu'il risque de les affaiblir. En particulier il néglige la position de l'italien, ce qui est contraire à l'art. 116 abs 1 et abs 3 de la CF. En conclusion l'article met en évidence le mandat attribué à la Confédération et aux Cantons de favoriser la compréhension entre les régions linguistiques, mandat qui doit se concrétiser aussi à travers le "Concept général". (réd.)

Constantin Pitsch, Verantwortlicher für die Bearbeitung von sprachpolitischen Angelegenheiten des Bundes im Dienst für Sprach- und Kulturgemeinschaften, Bundesamt für Kultur, Bern.


Come cancellare una lingua minoritaria: istruzioni per l'uso

Sandro Bianconi

Sandro Bianconi nimmt in seinem Beitrag kein Blatt vor dem Mund. Aus der Perspektive der italienischsprachigen Minderheit kritisiert er das GSK in aller Schärfe: Es handle sich letztlich um eine Gebrauchsanleitung zur endgültigen Vernachlässigung der Minderheitensprachen, insbesondere des Italienischen. Dies sei um so verwerflicher, als es sich bei den Autoren des Berichtes nicht um Politiker handle, die bekantlich kaum die wissenschaftliche Literatur zur Kenntnis nehmen, sondern um kompetente Experten und Sprachforscher, die die Resultate ihrer eigenen Arbeit zu vergessen scheinen. Der Autor ruft einige Zahlen in Erinnerung, welche die Bedeutung der italienischen Sprache ausserhalb der Grenzen der italienischen Schweiz dokumentieren und das im GSK verfälschte Bild korrigieren. Es sei bedenklich und zugleich symptomatisch, dass im GSK nichts zur kulturellen und politischen Bedeutung des Italienischen für die Schweiz gesagt werde. Zu erwarten wäre zumindest, dass den vier Landessprachen gleiche Rechte und Ansprüche zugestanden würden, so wie es auch die Verfassung mit Art. 116 verlangt. Sollte das GSK in seiner aktuellen Form zur Anwendung kommt, so könne es für die Zukunft der schweizerischen Viersprachigkeit nur düster aussehen. (Red.)

Sandro Bianconi, sociolinguista, docente all'Università degli studi, Milano.


Zum ãso genannten" Gesamtsprachenkonzept

Romedi Arquint

Arquint puntualizza dapprima gli aspetti innovativi del "GSK", in particolare l'apertura verso il plurilinguismo, la considerazione del ruolo dell'inglese e un segnale positivo per l'integrazione delle lingue e culture straniere. Fatte queste premesse, l'autore critica senza mezzi termini il "concetto" per il fatto di non recepire in nessun modo le esigenze delle lingue minoritarie, l'italiano e il romancio, e di trascurare così una delle principali risorse culturali del nostro paese. Il "GSK", afferma, è un concetto fatto su misura per le due lingue maggioritarie. Due aspetti specifici gli servono per sostanziare la critica: anzitutto il fatto di restare ancorato al "principio di territorialità" e quindi di misconoscere che i confini linguistici sono oggi degli artefatti che penalizzano chi vive fuori dalla propria regione d'origine. In secondo luogo risulta incomprensibile il fatto di non aver lasciato ai Cantoni il principio di scelta della lingua nazionale da insegnare nella scuola dell'obbligo. La libera concorrenza delle lingue sarebbe il minimo diritto da concedere alle minoranze linguistiche. (red.)

Romedi Arquint ist Miglied des Bündner Parlaments und Präsident der "Uniun federalista comunanzas etnicas europeicas".


Ein kühner Wurf mit einer interkulturellen Perspektive

Cécile Bühlmann

L'autrice giudica nell'insieme positivamente il "GSK" per il fatto che ricerca una prospettiva organica comprendente tutte le lingue, per i suggerimenti didattici innovativi (immersione, portfolio) e in particolare per il coraggio di prendere in considerazione le lingue dell'immigrazione. La sua analisi si concentra poi sulla tesi 4 del "GSK", che chiede ai Cantoni di favorire tutte le lingue presenti nella scuola, quindi anche quelle dell'immigrazione. Purtroppo però, questa la critica dell'autrice, il rapporto omette di trarre le conseguenze politiche da questo principio e di esigere che lo Stato assuma la responsabilità pedagogica, giuridica e finanziaria per l'insegnamento delle lingue dell'immigrazione. La delusione viene alimentata ulteriormente dall'opposizione alla tesi 4 emersa dalla consultazione. Si profila di conseguenza una posizione politica tesa a negare le risorse per favorire le lingue degli immigrati e quindi a negare ad un quarto della popolazione scolastica svizzera pari opportunità di successo. Ciò permetterà di fare qualche risparmio a corto termine, ma in prospettiva il conto arrischia di essere salato, anche perché non ci si potrà più permettere di gettare alle ortiche in questo modo le risoprse disponibili. (red.)

Cécile Bühlmann, Nationalrätin, Beauftragte für Interkulturelle Erziehung EKD Luzern.


VPOD: Fragen zur Lehrerausbildung für eine mehrsprachige Schule


Avait on besoin de ce nouveau "Sprachenkonzept" pour la Suisse?

Marco Polli

Polli weist entschieden auf den Zusammenhang zwischen Erarbeitung des "GSK" und der vom Kanton Zürich politisch und ökonomisch gespielten Rolle hin, insbesondere der strategischen Absicht der Zürcher die Schweiz via Englisch und Internet zu regenerieren. Ohne Zweifel, meint der Autor, müsse die Einführung ins Englische in der obligatorischen Schule stattfinden, aber nicht unter dem Druck des Marktes und der Modetrends.

Kritisch Anmerkungen werden zur Problematik der Migrantensprachen und vor allem zum Umstand angebracht, dass das "GSK" ohne eine Analyse der Erfolge und v.a. Misserfolge der Einführung von Frühfranzösisch bzw. -deutsch im Zuge der Empfehlungen der EDK aus dem Jahre 1975 verfasst worden sei. Dies führe dazu, dass man die Schwierigkeiten verkenne, womit sich die Lehrerschaft in den letzten Jahren konfrontieren musste und blindlings den angeblichen Vorteilen eines Früherwerbs der Sprachen Glauben schenke. Eine allgemeine Desorganisation zeichne sich am Horizont all jener Praktiker ab, die von der Stärkung der Mehrsprachigkeit in der Schweiz überzeugt sind. Denn: In einer Zeit knapper Ressourcen mache es keinen Sinn, grosse Reformprojekte auf den Plan zu rufen. Verlangt sei vielmehr eine Politik der kleinen Schritte. (Red.)

Marco Polli, né en 1940 d'un Tessinois et d'une Argovienne venus s'établir à Genève, il est enseignant d'allemand et d'informatique au Collège de Genève. Il a dirigé pendant vingt ans l'Union du corps enseignant secondaire genevois, membre de la SSPES, et participé activement aux différentes réformes de l'enseignement. En 1991-92, à la faveur d'un congé scientifique, il a enquêté dans les entreprises suisses sur la pratique des langues nationales, s'intéressant notamment au regard rétrospectif sur l'efficacité de l'enseignement reçu à l'école d'adultes placés en situation de pratiquer la deuxième langue nationale, à l'image qu'ils avaient des "autres communautés linguistiques" et comment elle se modifie au cours d'un séjour prolongé. Les résultats de cette enquête, assortis de commentaires plus personnels, ont été publiés sous l'égide de l'IRDP sous le titre Comment la deuxième langue nationale vient aux suisses (DelVal, 1994).