La Rivista per l'insegnamento e l'apprendimento delle lingue

Verso una nuova legge federale sulle lingue?

Nel 1996 il popolo svizzero votò in favore di un nuovo articolo costituzionale sulle lingue. Ora è stato finalmente messo in consultazione il progetto per la necessaria legge di applicazione. Che si sia trattato di un parto difficile è evidente. Ne fanno stato non solo il tempo trascorso, ma anche la procedura molto complicata. L’elaborazione del dossier era in fase avanzata, ma l’Ufficio Federale della Cultura non ha potuto portarla a termine. E’ stata necessaria la creazione di un gruppo paritetico Confederazione-Cantoni per poter ottenere, così il linguaggio ufficiale, il necessario consenso e chiarire le implicazioni costituzionali relative alle competenze dei cantoni e della confederazione. Ovviamente il compito era delicato e la posta in gioco alta.
Infatti il progetto di legge statuisce dei principi generali (cfr. il capitolo “principi generali” del testo) essenziali per l’identità politica e culturale della Svizzera. Questi principi, sostanzialmente condivisibili, hanno fatto parte negli ultimi anni dell’abituale retorica politica, sempre molto avara di risultati. Si tratta di principi che rappresentano interessi nazionali generali e che, di conseguenza, si contrappongono agli interessi particolari dei Cantoni, dell’economia, delle lobby, ecc.. Nel tentativo di promuovere una propria politica globale, la Confederazione si è spesso dovuta e deve inchinarsi a questi interessi. Proprio l’ambito linguistico è negli ultimi 10 anni un’illustrazione di questi rapporti di forza, come dimostra il mancato successo del “Concetto globale sulle lingue” e l’acuirsi della conflittualità nella questione dell’introduzione dell’inglese.
Con la nuova legge federale sulle lingue la Confederazione mette in gioco la possibilità di rispondere al mandato costituzionale che le chiede di assumere un proprio ruolo e di sviluppare una relativa politica. Riuscirà a far prevalere gli interessi globali, legati tra l’altro ad una prospettiva di apertura europea, sugli interessi particolari di natura economica e politica?
Rispetto a queste premesse, il progetto mandato in consultazione non solo si profila per il tentativo di attenuare il potenziale conflittuale, perdendo però in chiarezza e incisività, ma eccelle per una riduzione ai minimi termini delle competenze attribuite alla Confederazione, competenze concepite oltretutto in termini prettamente sussidiari.
La fragilità di queste basi per una politica linguistica della Confederazione risulta evidente a tutti.

Affinché i lettori di Babylonia possano farsi una propria immagine del progetto di legge e delle sue implicazioni, ne pubblichiamo il testo nelle 4 lingue (un capitolo per ogni lingua). Il testo integrale e il commento redatto dall’Ufficio Federale della Cultura è disponibile sul sito dell’UFC:
www.kultur-schweiz.admin.ch

Ulteriori informazioni e commenti si trovano poi in diversi articoli che riguardano anzitutto direttamente la legge: Luzius Mader, vicedirettore dell’Ufficio Federale della Giustizia e membro del gruppo paritetico, espone le basi costituzionali del progetto, François Grin, docente all’Università di Ginevra, invece si esprime in termini critici. Seguono poi le prese di posizione della CDPE e della Fondazione Lingue e Culture.
In un contesto più ampio è da inserire l’articolo di Philippe Perrenoud che discute criticamente la politica di introduzione delle lingue nella scuola dell’obbligo. A Perrenoud risponde Gianni Ghisla creando le premesse per la prosecuzione del dibattito. A questo scopo mettiamo a disposizione il nostro forum sul sito di Babylonia www.babylonia.ch e pubblicheremo i contributi che ci pervengono sul prossimo numero. (red.)