In dem beschriebenen Kurs können DaF-LernerInnen kommunikative und interkulturelle Kompetenz erwerben. Der Ansatz, der auf Immersion, also auf dem „Eintauchen in eine andere Sprachwelt“ beruht, geht davon aus, dass Gesprächskompetenz durch das Verstehen und Nachahmen authentischer Vorbilder gefördert werden kann. Lernende können jedoch nur dann erfolgreich in der Fremdsprache kommunizieren, wenn sie sich über kulturelle Differenzen im Klaren sind. Diese müssen sie zuerst erkennen, um ihr Handeln in der fremdsprachlichen Umgebung partner- und situationsgerecht zu gestalten. Da das Sprechen in der Fremdsprache daneben oft Hemmungen und Barrieren hervorruft, zielt der Kurs darauf ab, die Lernenden durch Rollenspiele und Simulationen aus der Reserve zu locken und zum Sprechen zu bringen. Das eigene Kommunikationsverhalten soll reflektiert werden, um zu sehen, inwiefern es sich eventuell von dem anderer (auch anderer Kulturen) unterscheidet. Durch eine abschliessende Evaluation sollen die LernerInnen zudem dazu angeregt werden, ihren Lernprozess zu beurteilen, um sich klar zu werden, in welchen Bereichen sie sich zukünftig verbessern wollen.“ | 1. “Prof, non so parlare in tedesco!”
Quante volte abbiamo sentito questa frase? Nonostante la capacità di comunicare sia una delle competenze chiave della società contemporanea si riscontrano numerosi deficit nell’ambito dell’insegnamento delle lingue straniere, e, in modo particolare, questi deficit emergono per quanto concerne il parlato (cfr. Ricci Garotti, 1999: 19). Per analizzare la situazione in cui si trovano gli studenti della Facoltà di Lettere e Filosofia che studiano il tedesco del corso “Lingue e culture europee” è stato distribuito all’inizio dell’anno accademico il test di autovalutazione delle capacità linguistiche dell’European Language Portfolio1. Da questa inchiesta condotta con tutti i gruppi del terzo anno che frequentano il lettorato di tedesco sono emerse due questioni interessanti: 1) l’80% degli studenti dichiara di ritrovarsi ad un livello inferiore nella capacità del parlato rispetto alle altre competenze quali leggere, ascoltare e scrivere. 2) gli studenti dichiarano di non disporre della capacità di “partecipare ad una discussione” (Livello B2) e “di associare con abilità gli interventi con quelli degli altri interlocutori” (Livello C1). Si riscontra quindi una mancanza per quanto riguarda la competenza comunicativa nella lingua straniera che si manifesta in particolare nell’incapacità di comunicare con gli altri interagendo in modo appropriato. Questo problema spesso non viene affrontato in modo soddisfacente nell’insegnamento linguistico attuale. Di solito durante le lezioni gli studenti non hanno occasioni di provare la cooperazione tra diversi interlocutori; il carattere interattivo della comunicazione orale non è dunque considerato a sufficienza. I partecipanti ad un corso di lingua non hanno l’occasione di imparare come costruire delle conversazioni orientate verso i partner, di considerare il rapporto con i partner comunicativi e di evitare atti che minacciano l’immagine dell’altro. Il corso “Analisi del discorso con talkshows” si propone di fornire agli studenti gli strumenti per colmare le lacune nell’”esprimersi e nel comunicare nella lingua straniera”. L’analisi del discorso è la disciplina che si occupa di aspetti legati all’interazione, comprensione ed elaborazione di aspetti della lingua parlata. Se consideriamo che “è il discorso che crea, ricrea, focalizza, modifica e trasmette sia cultura che lingua e la loro intersezione”2, è evidente che lo studio delle differenze culturali che interferiscono nella comunicazione diventa essenziale: “Partecipanti ad un discorso usano metodi tipici, culturalmente (più o meno) diffusi, vale a dire riconoscibili per altri, con i quali costruiscono e interpretano i loro contributi (…)” (Deppermann, 2001: 83). Il concetto di interculturalità dev’essere comunque inteso come “un atteggiamento costante, che prende atto della ricchezza insita nella varietà, che non si propone l’omogenizzazione e mira solo a permettere l’interazione più piena e fluida possibile tra le diverse culture”. Se consideriamo “il turno di parola”4, cioè come i partecipanti di una conversazione prendono la parola, è facile riscontrare delle differenze culturali; per es. in Italia l’interrompere gli altri è visto come un metodo relativamente neutrale, mentre in altri ambiti culturali può essere considerato aggressivo. Un altro aspetto importante è il comportamento non verbale, dato che si tratta di segnali che emettiamo in modo inconscio. Proprio per questo motivo si creano possibili fonti di fraintendimento tra due culture. [...] |